sabato 13 ottobre 2012

Tutti i santi giorni e ... un'altra recensione

Vi presento un'altra recensione, più personale però ugualmente interessante !! E magari prossimamente leggerete anche la mia !! :)

Ecco qui una 2° recensione:


Dio mio quanto vorrei un figlio. Questa è l'ossessione di Antonia, in arte Thony (perché nella finzione, così come nella vita, Federica Victoria Caiozzo si è scelto questo nome per fare la cantautrice), siciliana dal passato un po' disordinato e rock, un po' permalosa e soprattutto di cultura non troppo florida. L'impresa non sarebbe difficile perché un vantaggio di base la sensuale ragazza dagli occhi pieni di vita ce l'ha: si chiama Guido (Luca Marinelli). Guido è quel che si dice una forma un po' stropicciata di Principe Azzurro: innanzitutto, lui gli occhi ce li ha buoni come il pane ma spenti, se ne va in giro con un taglio di capelli agghiacciante, indossa cappotti fuori moda, e infine ha il difetto di parlare in modo "aulico", in conseguenza di un'ottima preparazione culturale.
Antonia e Guido smentiscono alla grande il motto "Dio li fa e poi li accoppia": diversissimi, eppure innamoratissimi. E non si pensi che il doppio superlativo qui usato sia casuale: sì, perché tutto, nella storia portata sullo schermo da Paolo Virzì (tratta dal romanzo d'esordio di Simone Lenzi "Le Generazione", Dalai editore, 2012, euro 12,90) è marcato da silenziosi, sottintesi superlativi che alla fine esasperano lo spettatore in una lenta discesa verso lo stucchevole. Che è successo a Paolo Virzì? All'ottimo artigiano di storie "normali" e intrise di verità e spontaneità? All'abile deus ex machina capace di far rendere al 101% gli attori da lui prescelti?

Qualcuno sibila: forse l'ha ammorbidito la seconda paternità. Un buon papà che si rispetti, infatti, presta il fianco a qualche melensaggine. E proprio di paternità (anzi, più di maternità) parla la storia di "Tutti i santi giorni", in uscita nelle sale l'11 ottobre. Antonia e Guido stravedono l'uno per l'altra, fanno sesso — come recita il titolo — ogni santo giorno, considerano le rispettive occupazioni (hostess di un autonoleggio lei, portiere di notte in un hotel lui) solo degli strumenti per mantenersi e convivere al centro di un amore saldo come la roccia. Senonché, nell'animo da rocker di Antonia si fa strada un'ideuzza, che è poi la dittatura dell'orologio biologico: a 33 anni, la ragazza sente il bisogno di un figlio. Ovviamente, "un figlio tutto nostro". Ma lei ha un problema alle tube, e lui ci mette del suo con una bella dote di "spermatozoi lenti". Ecco servito il piccolo grande calvario dei ginecologi (cattolici e "laici", ciascuno depositario della Verità Riproduttiva), della malinconia di fronte agli amici e vicini di casa che invece "sfornano", del ricorso alla fecondazione assistita. Non è facile, almeno per loro, avere un bambino. E questa difficoltà sembra minare alla base un legame che sembra indissolubile.

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